L’Ordine e lo spirito sinodale

Intervista al Cardinale Carlos Aguiar Retes, Arcivescovo di Città del Messico, Gran Priore della Luogotenenza dell’Ordine per il Messico.

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Gran Priore Messico - 1

Eminenza, in qualità di Gran Priore dell’Ordine del Santo Sepolcro in Messico, alla luce della sua esperienza come partecipante al Sinodo sulla sinodalità, quale messaggio essenziale può trasmettere ai membri della nostra Istituzione pontificia nel mondo?

In primo luogo, dobbiamo tenere presente che uno degli aspetti fondamentali della sinodalità è il collegamento di tutte le presenze ecclesiali, in modo che le diocesi, le parrocchie e tutti gli ordini, siano essi religiosi, secolari, congregazioni religiose maschili o femminili, movimenti, associazioni... tutte le presenze ecclesiali cerchino il legame più stretto possibile tra loro per rafforzare la testimonianza di vita che dobbiamo portare come discepoli di Cristo, cioè come comunità ecclesiale che, ovunque si trovi nel mondo o in qualsiasi situazione, con la stessa fede e comunione, testimonia che siamo fratelli e sorelle. Quindi, nell’aspetto della sinodalità, voi siete un’opportunità meravigliosa, dato che vi trovate in molte parti del mondo e in diversi continenti, e potete facilitare l’articolazione di tali strutture e questa testimonianza più forte di non vedervi solo come un Ordine interno, ma come un Ordine che cammina insieme ad altre presenze ecclesiali della Chiesa nel mondo.
 

In poche parole, possiamo riassumere che il Sinodo a cui ha partecipato ci invita a vivere la Chiesa a immagine della Trinità. Secondo lei, come si può vivere questo spirito sinodale nell’Ordine e come lo si può mantenere e sviluppare?

È una domanda molto importante nel senso della missione che l’Ordine del Santo Sepolcro ha di vivere la santità di coloro che appartengono all’Ordine, cioè di imitare la vita trinitaria, la vita di comunione, di comprensione e di azione congiunta tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Questa è la bussola del nostro cammino di santità e, attraverso tale esperienza, potremo anche dare testimonianza dello spirito sinodale. Perché? Perché la sinodalità deve essere centrata sulla convinzione che Cristo è il nostro cammino, la nostra verità e la nostra vita. È per questo motivo che ogni cattolico, in generale, ha il desiderio di visitare un giorno la Terra Santa e i luoghi dove Gesù Cristo è nato, vissuto e morto. È una testimonianza molto forte, ed è la ragione per cui la spiritualità dell’Ordine non consiste solo nel far conoscere gli elementi che la Terra Santa possiede e di cui dobbiamo prenderci cura, ma anche nella testimonianza di Cristo stesso, che cammina con noi e ci accompagna. Voi riflettete dunque questa immagine della Trinità nella vostra vita, ricercando la santità e, come Gesù, cercando di portare i discepoli di Cristo alla comunione. In questo modo, avete una missione specifica molto importante, come tutte le presenze ecclesiali, e quindi in comune con questo richiamo a una vita di comunione nella Chiesa.
 

L’Ordine ha anticipato il Concilio Vaticano II nel senso che, da tempo, è stato dato spazio ai laici battezzati, in particolare alle donne, che nella nostra Istituzione pontificia hanno accesso alle stesse responsabilità degli uomini. Come può oggi l’Ordine servire concretamente lo spirito sinodale nelle diocesi in cui è insediato?

Sì, l’Ordine ha la particolarità di testimoniare con forza che ogni cattolico è discepolo di Cristo, uomo o donna che sia, ma anche di dare sempre spazio a tutti i battezzati e di farli accedere alle responsabilità ecclesiali, cioè di essere in comunione, se sono in una parrocchia, con le strutture della parrocchia o, se sono in una diocesi, con le attività e i vari livelli dell’organizzazione della Chiesa. Questa presenza sarà sempre la missione dell’essere il braccio destro dei Vescovi in ciascuna delle loro diocesi per aiutarli nella guida pastorale e nella comunione che la fraternità dei figli di Dio richiede.

Fin dai primi secoli, la Chiesa ha camminato nella sinodalità. Si vedano le testimonianze degli apostoli, che hanno sempre riunito e richiesto che l’aspetto missionario andasse oltre i confini di Israele. Tale prospettiva missionaria fa parte della necessità di una Chiesa che apre le sue porte a ogni essere umano per sperimentare la vita che scopriamo in Gesù Cristo e che dà senso alla nostra esistenza terrena. Si tratta di un potenziale enorme che dobbiamo sfruttare al meglio. In questo modo, contribuirete all’obiettivo molto chiaro fissato da Papa Francesco di essere una Chiesa che esprime la sua vita in comunione attraverso l’articolazione di strutture e i processi comuni, come la sinodalità missionaria e misericordiosa. Vi auguro l’aiuto del Signore affinché tutti noi prendiamo coscienza di questa realtà e non abbiamo l’impressione di essere un’Istituzione specifica a parte, che non ha nulla a che fare con le altre, ma che dobbiamo unirci e camminare insieme sotto la guida di ogni Vescovo locale.
 

Intervista a cura di François Vayne


(Gennaio 2025)