Il dramma dei profughi e la missione della Chiesa

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Il dramma dei profughi e la missione della Chiesa

La foto, ampiamente diffusa dai mass media, di un bambino siriano annegato ritrovato sulla spiaggia, così come la tragedia dei 71 migranti del Medio Oriente morti soffocati in un camion frigorifero in Austria, hanno provocato alla fine dell'estate uno shock ed una presa di coscienza nell'opinione pubblica europea. Il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Santo Sepolcro, ha parlato a favore di un'accoglienza dei nostri «fratelli e sorelle umani», a tutti i livelli, mentre cominciavano ad erigersi barriere per sbarrar loro la strada. Durante l'Angelus della domenica successiva a questi drammi, il 6 settembre, il Papa ha chiesto concretamente che ogni parrocchia, comunità religiosa, monastero e santuario d'Europa, accolga una famiglia di profughi. Il dramma del Medio Oriente riguarda ormai i cittadini europei da molto vicino e, nel nome della missione della Chiesa, i membri dell' Ordine del Santo Sepolcro – al fianco di numerosi altri volontari la cui la generosità è esemplare – si impegnano anch'essi per far fronte all'emergenza umanitaria, in risposta a una lettera del Gran Maestro, il cardinale Edwin O’Brien.

All'inizio di agosto il Papa aveva scritto un messaggio importante ai numerosi profughi che fuggono il terrore orchestrato dal sedicente Stato Islamico di Iraq e Siria (ISIS) nell'ultimo anno e affluiscono in Terra Santa, specialmente nel Regno hascemita di  Giordania. In occasione di una visita del Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, Mons. Nunzio Galantino, nel paese mediorientale, questa lettera sotto forma di una “parola di speranza”,  inviata a Mons. Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania, ha costituto un appello alla comunità internazionale affinché non rimanesse muta ed inerte di fronte alla sorte delle minoranze religiose perseguitate. Alcune settimane prima, in occasione dell'udienza annuale accordata ai membri della ROACO (Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali) di cui l'Ordine del Santo Sepolcro fa parte, Francesco aveva denunciato con vigore «coloro che mettono a rischio le sorti di esseri umani sulla bilancia degli interessi economici e strategici e pensano che la vita di migliaia di uomini, donne e bambini valga meno del petrolio o delle armi», stigmatizzando l'ipocrisia dei potenti «che proclamano la pace e la giustizia» mentre, allo stesso tempo, «tollerano che questi trafficanti d'armi prosperino liberamente su queste terre ».

Nella primavera successiva all'annuncio da parte del Vaticano del riconoscimento dello Stato della Palestina il 13 maggio, il Papa ha descritto chiaramente, in secondo piano, la «persecuzione» in Medio Oriente come un «terrorismo in guanti bianchi», con particolare riferimento alle decisioni e alle politiche adottate da alcuni Stati. «Tanti cristiani continuano, oggi, ad essere perseguitati nel silenzio complice di numerosi poteri », ha sottolineato ancora il 7 settembre, durante la messa nella cappella di Casa Santa Marta, ricordando che si tratta di persecuzioni e che «questa storia è cominciata con Gesù: ciò che hanno fatto con Gesù, l'hanno fatto attraverso la storia con il suo Corpo che è la Chiesa».   

Ognuno di noi, oggi, dovrebbe cercare di riconoscere in ogni migrante il volto del Cristo. Egli ha promesso di restare con noi fino alla fine del mondo e noi siamo in grado di alleggerire la sua sofferenza meditando e mettendo in atto le parole del Papa al cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, al ritorno dalla sua visita ai cristiani della Piana di Ninive, profughi nel Kurdistan: «Negli occhi che vi chiedono aiuto e supplicano la pace, è Gesù stesso che vi guarda, chiedendo a voi quella carità che fa di noi dei cristiani».


(15 settembre 2015)