"Il sangue dei martiri è il seme della Chiesa"

Presentato il rapporto «Perseguitati e dimenticati» di Aiuto alla Chiesa che Soffre presso la sede dell’Ordine del Santo Sepolcro

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"Il sangue dei martiri è il seme della Chiesa" Mons. Antonio Franco racconta l'azione dell'Ordine a favore di migranti e rifugiati

Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) è una fondazione di diritto pontificio che si occupa di sostenere l’azione pastorale della Chiesa in tutto il mondo, in modo particolare nelle zone in cui i cristiani si trovano a vivere sfide difficili. Ogni due anni ACS pubblica un rapporto sulla libertà religiosa e denuncia le persecuzioni contro tutti i gruppi religiosi. Negli anni intermedi fra questo appuntamento, la fondazione presenta un breve rapporto sulle persecuzioni specifiche che riguardano i cristiani.

 

È stato proprio in occasione della presentazione di quest’ultimo rapporto, «Perseguitati e Dimenticati» che prende in esame il periodo fra ottobre 2013 e giugno 2015, che il 13 ottobre l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro ha accolto a Palazzo della Rovere, sede del Gran Magistero dell’Ordine, un incontro dell’ACS con la stampa.

 

Ha introdotto la serata e fatto gli onori di casa Mons. Antonio Franco, Assessore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e già Nunzio apostolico in Israele e Cipro e delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina. Nel suo intervento, Mons. Franco ha ricordato l’azione dell’Ordine a vantaggio dei migranti e dei rifugiati sia in Israele tramite, fra gli altri, l’opera del Vicariato di San Giacomo per i cattolici di espressione ebraica, sia in Giordania dove la Caritas e altre realtà si sono attivate generosamente per trovare una sistemazione ai rifugiati in fuga dalle altre nazioni del Medio Oriente. Inoltre, l’Assessore ha informato la stampa della lettera circolare che il Gran Maestro dell’Ordine ha indirizzato ai Luogotenenti europei per invitarli all’accoglienza dei rifugiati che, sempre più numerosi, stanno giungendo nel Vecchio Continente. Come Mons. Franco ha sottolineato, facendo riferimento alle iniziative già portate avanti in alcune Luogotenenze dell’Ordine: «Questa non è la soluzione del problema ma qui vediamo il sostegno offerto da fedeli che si rendono sensibili a queste situazioni e si impegnano».

 

La conferenza stampa è poi continuata lasciando la parola a Sua Beatitudine Louis Raphaël I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, e a Mons. Matthew Man-oso Ndagoso, arcivescovo di Kaduna in Nigeria. Entrambi hanno vissuto e stanno vivendo in prima persona i conflitti che toccano il loro popolo. La casa paterna del Patriarca Sako si trova a Mosul e le sue due sorelle che vivevano lì sono state costrette a fuggire. A Mons. Ndagoso, invece, che per anni ha vissuto nella diocesi di Maiduguri, a pochi passi dal quartiere generale di Boko Haram, venne bruciata la casa. Si tratta dunque di due pastori che, a fianco del loro popolo, resistono e cercano di essere una presenza di pace.

 

«Lo Stato Islamico – commenta il cardinal Sako – non accetta chi è diverso, neanche i musulmani moderati. Non hanno la cultura del perdono.» Per il Patriarca iracheno, quella in atto non è una guerra politica, né di diritti dell’uomo ma solo una guerra economica. E chi ne paga le conseguenze sono gli innocenti. Sua Beatitudine racconta in vari momenti durante il suo intervento cosa passa nel cuore di chi è costretto a fuggire: «Nei loro cuori c’è angoscia. Non sanno come fare e si preoccupano per il futuro dei loro bambini. Chi di loro aveva un lavoro, l’ha perso».

 

Dopo aver dato ai giornalisti qualche dato sulla Nigeria e sulla sua composizione religiosa, Mons. Ndagoso ha raccontato come nella regione nord-occidentale (quella a maggioranza musulmana) di questo grande stato africano a metà cristiano e a metà musulmano sia in atto quella che lui definisce una «persecuzione sistemica». Parlando di Boko Haram, ha insistito sul ritardo con il quale i leader religiosi musulmani si sono mossi per condannarlo: «Hanno reagito quando hanno scoperto che Boko Haram non avrebbe ucciso solo cristiani ma anche musulmani». Le parole conclusive dell’arcivescovo di Kaduna ricordano ciò che spesso si dice parlando dei primi anni della Chiesa: «Il sangue dei martiri è il seme della Chiesa e io l’ho visto durante la mia vita».

 

Al termine dell’incontro, il Presidente della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre Alfredo Mantovano si è rivolto direttamente ai giornalisti, dicendo in sostanza: «Nel secolo scorso, durante la seconda guerra mondiale, in tanti dicevano: “Ah, se avessi saputo” [facendo riferimento alla Shoah, ndr]. A dire il vero, in tanti sapevano. Oggi davvero la gente deve sapere e ringrazio chi dà voce a queste realtà».

 

L’Ordine Equestre del Santo Sepolcro sente anche sua questa chiamata a «dare voce» e lo fa in modo particolare con le comunità in Terra Santa dove si impegna a lavorare al servizio di una cultura dell’incontro nella quale le differenze religiose non diventino mai occasione di allontanamento o, peggio ancora, di aggressività.

(14 ottobre 2015)